“Avevo le scarpe ai piedi, ma le ha portate via il mare.

Avevo una borsa di viveri, e l’ho perduta, per la fretta di scappare.

A piedi nudi, le mani libere, corro…

tutta la vita da ricevere, dall’inatteso inedito del mio andare.”

 (Erim)

Penso. Rifletto. Considero come nel contesto dei dibattiti attuali sulla accoglienza o non accoglienza degli stranieri, dei migranti che sbarcano, in Italia, in Europa, quante parole si consumano nel vento e quanto sia facile lasciarsi trasportare dalla corrente del più saccente, del più gettonato nei media, da chi soprattutto sa toccare le corde delle più istintive difese egoistiche, facili a smuoversi dentro di noi!

Con quale sguardo stiamo guardando? Come accostarsi con animo libero e poter scegliere davvero di non fomentare odi e separazioni, ma di alimentare invece la cultura del fratello?

Mi lascio interrogare da un piccolo fatto accadutomi di recente. Vicino di casa: abitiamo nello stesso palazzo, da più di due anni ci salutiamo cortesemente ad ogni incrocio di ascensore o di atrio…buongiorno buonasera. Non so come si chiami, cosa fa, quale sia la sua vita. Buongiorno buonasera…e lì finisce.

Vicino, estraneo. Poi un giorno, al portone d’ingresso, dopo il saluto di cortesia, uno sguardo più intenso…una interrogazione. Scusi ma per caso…lei era lì, quel giorno, in quel posto? Si, certo, ero io. Ma…lei è…mi sa che ci conosciamo da quando eravamo bambini… quei luoghi che frequentavamo, le comitive estive!…ecc.ecc…Ma, allora tu sei Marcello! E tu sei Mirella…ma guarda! E di botto, gli sguardi cambiano, dal Lei si passa immediatamente al Tu, non sei più un estraneo, sei mio vicino, non solo di portone e condominio, ora sei più vicino. Fuori dall’anonimato, ci sono i ricordi, gli eventi che legano, anche a distanza, soprattutto se ci si è conosciuti da bambini, se si ritorna alle radici meno contaminate delle relazioni.

Penso. Rifletto. Considero. Tra gli esseri umani, tra le persone, nelle loro relazioni, da qualunque parte provengano…è tutta una questione di sguardi e di prospettive. Chiunque può sembrarti o un estraneo, o un nemico, o uno qualsiasi, se tenuto a distanza nei pensieri e nel cuore, se non provi a considerare che è una persona con una storia, una vita da bambino, mille cose che ti accomunano, un’anima in cammino.

E mi ritornano forti in mente le parole di un grande fautore e maestro di fraternità, don Guglielmo Giaquinta: “Sappi vedere e giudicare ogni fatto o avvenimento che coinvolga l’uomo sotto l’angolo della fraternità umana, ma soprattutto cristiana e spirituale...

Non avere paura di incontrare quelli che, comunemente, vengono chiamati estranei, concorrenti, avversari o anche nemici: sono essi pure tuoi fratelli”.

Qualunque siano le problematiche e le ardue soluzioni da trovare oggi per ogni difficile questione sociale dovuta a flussi migratori, a movimenti di popoli, incroci di persone e culture…..che Dio ci conceda di non abdicare mai  alla scelta di non voltare le spalle, di avere uno sguardo che non rifiuta l’incontro, che vuole credere e assumere in pieno la cultura del fratello.

 

Un viandante incontrò un mostro nel deserto.

Inizialmente, il poveretto ebbe paura ma, riuscendo a scorgerlo più da vicino,

s’accorse che era un uomo.

Di lì a poco lo distinse ancora meglio

e scoprì che dopo tutto non era così brutto come pensava.

Alla fine quando lo scorse negli occhi,

riconobbe suo fratello.

(da un’antica storia mediorientale)

Mirella Scalia