Vocazione: l’Amore chiama e attrae per sempre

Vocazione e consacrazione sono due parole in disuso, fuori moda, parole da album dei ricordi a cui guardare con romantica nostalgia? Spero di sbagliarmi e di poter offrire una pagina di storia che ancora oggi racconti la bellezza della vita consegnata e offerta al Padre per un di più d’amore all’umanità.
Per parlare delle origini della mia consacrazione devo partire da una preghiera e da un incontro. La prima venne anticipata, una notte, da un sogno: a 17 anni in sonno mi vidi suora comboniana impegnata in Africa al servizio dei poveri. Qualche ora dopo, al risveglio, il sogno lasciò il posto al desiderio di una comunissima ragazza che, a quell’età, nel futuro si immagina sposa, madre, magari di 4 bei bambini, professionista affermata. L’orizzonte a cui mi preparavo, però, sembrava non rispondere alla mia sete di pienezza. Si affacciò sempre più spesso una preghiera: “Signore, dammi la vita in abbondanza”. Avevo 21 anni quando i miei progetti furono rivoluzionati da un incontro: la mattina del 26 gennaio di qualche anno fa mi aspettava in una cappellina silenziosa Gesù presente nell’Eucaristia. Per curiosità entrai e vi rimasi a lungo, ore indimenticabili che ancora oggi rappresentano lo spartiacque della mia esistenza. Conobbi in quel momento il significato della parola Amore. Io che avevo già sperimentato sentimenti profondi, intensi, fui abbracciata da una cascata di vita. Da allora cominciai a domandarmi: come poter rispondere a tanto amore? Come custodire e coltivare quotidianamente la gioia dell’intimità con Cristo? Per due anni feci i miei passi di discernimento, di scoperta dell’amore che Gesù personalmente mi manifestava nella preghiera, nelle persone a me vicine, nella vita che mi aveva donato. Da quel momento tornai spesso al ‘pozzo’, a quel luogo sorgivo che aveva svegliato e scaldato il mio cuore. Un passo dopo l’altro, fino al giorno in cui decisi di partire. Ero giovane e non avevo ancora terminato i miei studi universitari, ma il cuore era pronto… Per stare con Lui e per seguirlo scelsi la famiglia Pro Sanctitate, formata tra gli altri, dalle Oblate Apostoliche, laiche consacrate nel mondo offerte per l’annuncio della chiamata universale alla santità.
Ho scelto di lasciare la mia terra e i miei progetti per essere totalmente disponibile, per dedicarmi con tutta me stessa alla meravigliosa avventura della santità come chiamata per me e come annuncio da condividere nella semplicità della vita vissuta in adesione alla volontà di Dio. Da allora la scelta si rinnova, con più fatica certo, ma sempre per la stessa ragione. Questa ragione la ritrovo nel significato che la parola vocazione ha in sé: attrazione. E’ Gesù che mi attrae e mi conduce, con il suo amore, attraverso i luoghi da abitare nei quali sono stata mandata, attraverso le persone che da sconosciute sono divenute care anche al mio cuore, attraverso il servizio, attraverso le mie cadute, la mia fragilità, la mia mediocrità.
In diverse circostanze avrei voluto rinunciare, tornare indietro, cominciare un’altra vita… il solo pensiero mi rattrista! Sono qui perché chiamata, quel giorno e ad ogni ora poi, a stare con Gesù e a seguirlo. Queste parole per me si concretizzano nella preghiera quotidiana, nella vita fraterna, nel lavoro e nell’apostolato della santità. La preghiera personale e comunitaria sono l’incontro al pozzo di Sicar: Gesù mi rivela la sua sete di amore ed io ogni giorno offro a Lui, insieme alla mia sete del Suo amore, gioie, dolori, sconfitte, progetti, la vita e la sofferenza delle tante persone e realtà che porto nel cuore. La vita fraterna è l’esperienza che ho scelto per essere missionaria, ma anche la via che rende concreto il dono di me, nella carità che insegna l’umiltà, la misericordia, la condivisione dei beni spirituali, umani e materiali. Il lavoro è una scommessa che mi ha permesso di mettere in gioco energie, di acquisire competenze, di praticare il discernimento e l’accoglienza nella fatica quotidiana; nel mio percorso ho collezionato tante esperienze, prove di fiducia in Lui e in me, con le quali mi sono potuta confrontare non per fama di successo o per fare carriera, ma nell’ottica del servizio e della comunione. In ultimo l’apostolato della santità, una parola difficile, che raccoglie il cuore del mio essere Oblata Apostolica: non sono qui per me, non voglio e non posso tenere per me quanto il Signore rivela al mio cuore, è dono per tutti, e, come la samaritana, vorrei che tutti, cristiani e non, lontani e praticanti conoscessero questo amore che ci ha reso figli dello stesso Padre, fratelli tra di noi, amici della Terra che ci ospita regalandoci la sua bellezza.
E poi? Non conosco il futuro, sono, però testimone del passato, che è storia della misericordia e della fedeltà di Dio e affido il presente all’intercessione di Maria, perché sia Lei a infondermi la fiducia di ricominciare. A Lei, ai santi nostri fratelli maggiori ed amici e a tutte le persone con cui ho condiviso passi di vita chiedo di sostenere con la preghiera la mia oblazione, perché ogni giorno io possa con gioia rispondere il mio Sì all’Amato del mio cuore.