Con le parole del Servo di Dio Guglielmo Giaquinta, vi auguriamo una Santa Pasqua!

Cristo è risorto, alleluia! E’ veramente risorto, alleluia!

In questa liturgia di gloria abbiamo cantato l’Alleluia per esprimere  l’esultanza che nasce di fronte alla realtà di Cristo risorto. Dinanzi a questo fatto straordinario, reale, storico, Cristo che risorge dai morti, noi esultiamo con gioia insieme a Maria, agli Apostoli, alle pie donne e ci facciamo a vicenda gli auguri di buona Pasqua. Ma qual è il contenuto vero di questo augurio?

Forse, per essere sinceri, noi stessi non lo sappiamo, è semplicemente un modo per esprimere la nostra gioia. E invece mi pare importante, direi essenziale, dare un contenuto all’augurio. Il significato più evidente, il significato primo, è il fatto che Cristo è risorto dai morti ed è venuto per liberarci dal peccato e insieme per condurci verso la pienezza della grazia, la pienezza dell’amore, la santità.

Questo ci porta ad un’altra riflessione: Pasqua significa passaggio, il passaggio del Signore e ci ricorda l’antica Pasqua, l’antico passaggio del Signore, quando Egli scende in Egitto e libera dallo stato di schiavitù il popolo di Israele per condurlo, attraverso tante peripezie, fino alla terra promessa.

E’ il passaggio del Signore ed è un passaggio di amore, è il passaggio di un Padre che vuol condurre alla meta i propri figli. Fatto semplicemente storico o fatto significativo anche per la nostra vita, per la nostra storia?

Potrebbe infatti essere semplicemente un ricordo: una prima volta ci fu una Pasqua, la Pasqua dell’esodo dall’Egitto; una seconda volta c’è stata la Pasqua della liberazione dal peccato.

Ma non si tratta solo di un ricordo: Pasqua è il passaggio di Cristo accanto a noi, nella nostra storia, nella nostra vita, è una realtà costante, potremmo definirla una costante nella nostra vita, perché il Signore Gesù ci passa continuamente accanto.

L’importante è cogliere questa presenza, comprendere che cosa Egli in questi passaggi voglia dirci, comprendere che cosa noi dobbiamo fare, come possiamo corrispondere.

Voi mi direte: sì, ma quali sono questi passaggi? Vedete, tutta la nostra vita è impastata di questi passaggi del Signore e quindi di questa Pasqua. La nostra vita personale: le gioie sono passaggio, ma anche le sofferenze, anche i dolori, anche quelle che noi umanamente chiamiamo disgrazie lo sono; è il Signore presente nella nostra vita che ci vuoi dire qualche cosa. Qualcosa che va decifrato da caso a caso, da momento a momento, ma certamente il Signore ci parla e ci parla sempre con un’altra costante, che è la costante dell’amore, anche se a volte a noi il suo passaggio non sembra amore e in esso non riusciamo a cogliere il volto sorridente del Signore Gesù.

Ed è solo un aspetto, questo del passaggio personale, perché poi vi sono i passaggi di Cristo nella nostra famiglia: quante volte il Signore Gesù passa dentro la nostra famiglia e si inserisce nella sua vita! Nei momenti gioiosi – pensate per esempio alle nascite, ai sacramenti -, ma anche nei momenti dolorosi – pensate alle malattie, alle morti, alle disgrazie -. Dobbiamo saper cogliere sempre questa presenza di Dio, questa Pasqua di Gesù nella nostra vita familiare e accettarla con amore, con semplicità, come dono anche quando dono non sembra.

E spostiamoci dal campo personale e familiare a quello sociale. Tutti ormai siamo impastati di socialità, quindi viviamo i problemi sociali nella nostra pelle e a volte ci lamentiamo, arriviamo perfino ad imprecare contro i tempi tristi; ma forse anche nelle difficoltà sociali che abbiamo, nelle malattie nuove, nei pericoli nuovi (pensate ai pericoli nucleari), dobbiamo saper vedere il Signore il quale ci passa accanto: è la Pasqua del Signore.

E infine, la Pasqua del Signore si realizza attraverso la Chiesa, nella Chiesa: noi dobbiamo vivere in sintonia con la Chiesa, dobbiamo cogliere le voci della Chiesa, le voci della Gerarchia, le voci delle esigenze del popolo di Dio, ricordando, che queste voci sono voci di Cristo: è la Pasqua del Signore che arriva a noi attraverso la Chiesa.

Ecco, mi pare che la Pasqua, vista cosi, come passaggio del Signore, da semplice parola o espressione di gioia augurale, diventi qualcosa di molto più significativo e incisivo per la nostra vita, per la nostra storia.

+Guglielmo Giaquinta, omelia del 19 aprile 1987, Duomo di Tivoli