Questo tempo storico ci sta “costringendo”, nostro malgrado, ad aggrapparci alla vita, a rimettere ordine tra le nostre priorità, a rivedere i piani futuri, a ritrovare l’Essenziale. E’ questo il tempo propizio per vivere la “povertà”, non solo materiale, come la condizione ideale per accogliere il Dio bambino, nato dalla Vergine. La povertà però non è condizione sufficiente perché troppe volte rischia di chiudersi nel cinismo, la sfiducia, la disperazione…L’annuncio della nascita di Gesù porta gioia vera, pace intima e la promessa della rinascita; con Gesù noi tutti veniamo ri-creati e immessi nella vita nuova dei santi: è l’augurio che reciprocamente ci scambiamo per vivere il Natale secondo lo spirito di semplicità di cuore che il Presepe trasmette.

Nato dalla Vergine

Dio pose un nuovo inizio facendo incarnare il proprio Figlio in una Vergine. Il Figlio non doveva semplicemente prolungare la serie delle generazioni, che erano sempre più sprofondate nella colpa. Un nuovo inizio avrebbe dato agli uomini la possibilità di ricominciare a loro volta da capo, di riprendere in mano la propria vita e di plasmarla così come Dio l’aveva concepita.

La nascita della Vergine sarebbe stato un segnale per l’uomo:

“Non sei prigioniero della storia delle tue trasgressioni e offese,

della storia dei tuoi errori e traviamenti.

Oggi puoi ricominciare da capo.

Puoi di nuovo coltivare il tuo campo che per la tua disattenzione è così pieno di spine.

Cominciare significa bonificare.

Puoi bonificare il tuo campo per portare molto frutto e far rifiorire la bellezza originaria”.

Anselm Grun, Vivere il Natale