Pur essendo tiburtina e vivendo nella bella cittadina vicino Roma, non avevo mai avuto l’occasione di incontrare il Vescovo diocesano, Mons. Guglielmo Giaquinta. In quel periodo, era intorno al 1970, ero studentessa liceale e vivevo la mia dimensione spirituale, ricevuta grazie ai miei genitori, limitandomi agli obblighi domenicali con qualche aggiunta qua e là. Mia madre, specialmente in alcuni periodi dell’anno, mi invitava a recitare il rosario in casa o a qualche altra pratica religiosa e questo, certamente, era seminare un buon seme nel mio animo …. Ero tutta interessata agli studi artistici che avevo intrapreso e che mi portavano fuori casa quasi tutto il giorno; mi piaceva studiare e pensavo qualche volta anche al mio futuro. Cosa avrei fatto? Dedicarmi a qualche professione inerente all’arte, oppure viaggiare …. Sposarmi e avere tanti figli oppure restare single ma con tanti interessi. Non nascondo che qualche volta avevo anche pensato di farmi religiosa, ma questo forse, solo perché avevo una cugina di mia madre suora che spesso veniva a trovarci e quindi, sapete come sono le suore, vedono tutte con il velo in testa e le mani giunte e in un certo senso mi aveva un poco affascinato, perché era molto buona e semplice e mi faceva tante domande…
Una cosa invece desideravo tanto: una sorella con la quale giocare e fantasticare, ma specialmente sulla quale riversare il mio affetto e tutto quanto apprendevo dai miei studi. Quanto la desideravo!!! Direi che era una delle poche cose per la quale pregavo molto il Signore. Potete immaginare la mia gioia quando improvvisamente i miei genitori annunciarono che la nostra famiglia sarebbe aumentata… quanti progetti, pensieri. Dopo questa bella notizia che avrebbe cambiato di molto la mia vita, una brutta notizia scombussolò la mia adolescenza. La notizia mi faceva piombare nella tristezza e solitudine: la nascita non andò a buon fine, e come succede in questi casi, quando tutto finisce, te la devi prendere per forza con qualcuno, che non si può difendere e neanche c’entra con tutto ciò! Tagliai i ponti con il Signore che, secondo me, era il colpevole, colui che prima ti culla con una possibilità, una illusione, e poi taglia i fili, come un burattinaio. E mi comportai come si comportano, ancora adesso, tanti che pensano e credono che la colpa delle cose che vanno male sia sempre e solo di Dio. Niente più messa domenicale – o almeno facevo finta di andarci per non avere discussioni in casa-, niente più preghiere, ma solo tanta rabbia e delusione. Passai più di un anno in questo stato depressivo, non mi interessava più neanche lo studio e vivevo così, chiusa in me stessa e arrabbiata. Poi un giorno una mia compagna di liceo mi chiese di accompagnarla ad una riunione che si teneva in un locale vicino al Vescovado di Tivoli, un luogo dove non ero mai entrata. Non volevo andare, non mi interessava, ma alla fine, e non so perché, decisi di andare. E mi ritrovai in un grande salone, intorno ad un tavolo con una trentina di persone sconosciute che ascoltavano un sacerdote che parlava. Non conoscevo nessuno, tantomeno quel sacerdote che era arrivato trafelato mentre noi eravamo già tutti seduti e che, forse, veniva da qualche cerimonia, perché era tutto vestito di rosso!

Ancora oggi, dopo tanti anni, posso dire che non ricordo nulla di quanto è stato detto in quell’incontro o quale fosse l’argomento trattato, guardavo senza ascoltare, ma una voce dentro di me mi diceva continuamente e con insistenza: ‘parla con questo sacerdote perché ti aiuterà’!

Appena terminato l’incontro, nonostante la mia naturale e forte timidezza, ricordo di essermi diretta verso di lui e di avergli detto senza tanti preamboli: ‘devo parlare con lei’. E lui, sorpreso per tanta audacia (era pur sempre un Vescovo ma per me non esistevano questi titoli), mi disse di seguirlo e mi ascoltò. Non sapevamo nulla l’uno dell’altro, ma la sua accoglienza così improvvisa, la sua disponibilità e il suo sorriso non li ho mai dimenticati e non potrò mai più dimenticarli.
Mi disse di tornare quando volevo e da quel momento incominciò il mio lento cammino di rinascita. Era sempre pronto ad ascoltarmi e consigliarmi, ma soprattutto lui, nella sua grande capacità di ascolto e di discernimento, aveva già compreso cosa voleva il Signore da me! Ero io che ancora non lo capivo, ma lui mi rimase accanto tranquillo, onesto senza mai fare un accenno all’Istituto da lui fondato, senza mai tirare acqua al suo mulino. Dopo due anni fui io a prendere coscienza che quel dolore provato e condiviso era stata la strada che mi aveva riportato dentro di me e da me alla decisione della mia vita: donarmi non solo ad una persona, ma essere per infinite altre persone che mi sarebbero state vicino e che avrei incontrato lungo tutta la mia esistenza.
E così, nel tempo venni a conoscenza delle sue opere, dell’Istituto secolare da lui fondato e …. il resto si comprende.
Guglielmo Giaquinta fu la risposta a quella voce che insistente mi diceva: ‘parla con lui’ e, grazie a lui e tramite lui, risposi al Signore: ‘eccomi’!Grazie Monsignore, sei stato per me una forte presenza e una salvezza!

Gemma Meli