Ci uniamo alla preghiera della Chiesa universale per invocare il dono di numerose e sante vocazioni. Oggi, desideriamo farlo proponendo un breve testo del nostro fondatore, il Servo di Dio Guglielmo Giaquinta, e la preghiera proposta in occasione di questa Giornata dall’Ufficio Nazionale per la Pastorale delle Vocazioni. Ci conceda il Signore l’umiltà e la gratitudine dei figli che con fiducia chiedono e accolgono dalle Sue mani l’abbondanza della grazia.

Dice il testo di Giobbe: mi hanno plasmato le tue mani e formato perché ora ti volgi a distruggermi? Ricordati che come argilla tu mi hai plasmato e in polvere mi farai ritornare. Non mi hai tu forse qual latte fatto colare e come latte rappreso fatto coagulare? Di pelle e di carne tu mi hai rivestito e con ossa e tendini tu mi hai tessuto (Gb 10, 8).

Non solo quindi c’è in Dio una conoscenza prima delle cose, ma nel momento in cui io sono venuto all’essere, non mio padre e mia madre mi hanno plasmato ma Dio stesso nella sua onnipotenza ha pensato al mio essere, al mio crescere, al mio sviluppo.
Questo per quanto riguarda l’ordine naturale, veniamo ora all’ordine soprannaturale.
La chiamata a Lui, alla grazia, alla Chiesa, all’amore.
È ancora S. Paolo che ci dice: così come in Lui ci aveva eletti prima ancora della creazione del mondo affinché fossimo santi e immacolati dinanzi a Lui per la carità, Egli ci ha predestinati ad essere suoi figli adottivi per mezzo di Gesù Cristo, secondo il beneplacito del suo volere, a lode della sua grazia meravigliosa di cui ci ha favoriti nel Figlio diletto (Ef 1, 4 14).

È la chiamata generale di Dio a Cristo, che poi diventa chiamata particolare per cui ciascuno ha la sua strada e quindi ha la sua vocazione particolare. E affinché io possa attuare la mia vocazione, il Signore agisce in me e mi dà la forza e le virtù necessarie in modo che io possa arrivare alla pienezza del Suo progetto di amore. […]

Dio è presente in noi e noi siamo presenti in Lui per cui, l’atto di amore di Dio verso di noi diventa un dialogo di amore, il nostro dialogo, il mio dialogo di amore.

Possiamo quindi definire la vocazione, la chiamata, come la modulazione, cioè una specificazione del dialogo ininterrotto di Dio con le sue creature, dialogo quanto mai differenziato, variegato, specificato: ciascuno di noi ha il suo dialogo. Dal che segue che noi non dobbiamo cercare il nostro cammino, la nostra strada come un qualche cosa che è al di fuori di noi, bensì scoprire la nostra chiamata, la nostra vocazione che sta dentro di noi, perché noi nasciamo con una personale specifica chiamata che è una vocazione voluta da Dio dall’eternità. […]
Il Vangelo usa il verbo «trahere», Dio ci attrae – che esprime in qualche modo l’azione calamitante di Dio che sta dentro di noi.

S. Agostino ci parla di questa attrazione: «Tardi ti amai, bellezza così antica e così nuova, tardi ti amai. Sì perché tu eri dentro di me e io fuori. Lì ti cercavo. Deforme, mi gettavo sulle belle forme delle tue creature. Eri con me, e non ero con te. Mi tenevano lontano da te le tue creature, inesistenti se non esistessero in te. Mi chiamasti, e il tuo grido sfondò la mia sordità; balenasti, e il tuo splendore dissipò la mia cecità; diffondesti la tua fragranza, e respirai e anelo verso di te, gustai e ho fame e sete; mi toccasti, e arsi di desiderio della tua pace» (Confessioni X, 27).
«Qualcuno mi dirà: dunque siamo condotti, non agiamo. Rispondo: agiamo e siamo condotti; anzi agisci bene se sei condotto dal bene. Lo Spirito di Dio che ti conduce, infatti, aiuta te che agisci. La stessa parola di “aiutati” ti mostra che anche tu fai qualche cosa» (Agostino, Sermones).
Arriviamo dunque alla conclusione che è Lui che porta, che è Lui che conduce, è Lui che attrae, ma, attraendo, lascia intatta la sensazione e la responsabilità del personale atto di amore.

(Guglielmo Giaquinta, La Chiamata)

Preghiera per la 57ª GMPV –
«Datevi al meglio della vita» (ChV 143)

Signore Gesù, incontrare te
è lasciare che il tuo sguardo ci raggiunga lì dove ci siamo nascosti. 
Solo i tuoi occhi vedono e amano tutto di noi:
donaci la luce del tuo Spirito perché guardando te 
conosciamo il nostro vero volto di figli amati.

Signore Gesù, scegliere te
è lasciare che tu vinca l’amarezza delle nostre solitudini
e la paura delle nostre fragilità; solo con te la realtà si riempie di vita.
Insegnaci l’arte di amare: avventura possibile perché tu sei in noi e con noi.

Signore Gesù, seguire te
è far sbocciare sogni e prendere decisioni: è darsi al meglio della vita.
Attiraci all’incontro con te e chiamaci a seguirti per ricevere da te
il regalo della vocazione: crescere, maturare e divenire dono per gli altri.
Amen.