C’è un momento nella vita in cui possiamo ritenere che Dio non abbia più nulla da dirci circa la nostra vocazione? Possiamo pensare che ad una certa età la comprensione di noi stessi e di ciò che Dio ci indica di essere e di fare possa essere definitivamente compresa e compita?

Io penso di no.

Il Signore, che mi ha chiamata a servirLo nell’Istituto delle Oblate Apostoliche, ha sempre aperto nuovi orizzonti alla mia vocazione di Cooperatrice. Questa estate, durante il nostro ultimo Convegno a Palermo, è avvenuto un’ulteriore cambiamento, riguardante il mio impegno apostolico.

L’identità della Cooperatrice abbraccia tutti gli aspetti della sua vita; è come se dal suo centro, dalla sua relazione con Dio, lì dove accoglie, matura, elabora e si decide per una risposta di amore all’infinito Amore di un Dio che continuamente la sorprende e la rinnova, si diramano tutte le dimensioni del suo farsi dono: la famiglia, il Movimento, la Chiesa e la società.

L’apostolato per me non è una attività accanto alle altre.  La sua sede sta sempre nel cuore, perché il bene dei fratelli è desiderio non disgiunto dall’amore sperimentato nella preghiera. A questo si aggiunge la formazione ricevuta da Padre Guglielmo… lui mi ha insegnato che apostolato significa progetto, organizzazione, strategia, dinamismo… e soprattutto non è una faccenda individuale. Lui mi ha insegnato la specificità del nostro apostolato, non solo come diffusione della universale chiamata alla santità, ma come servizio specifico all’interno del Movimento Pro Sanctitate. Per cui non ho mai avuto dubbi sulla necessità di vivere la mia promessa di apostolato all’interno del Movimento.

Ma durante il Convegno mi sono chiesta: come sto promuovendo la spiritualità familiare?  Come, il mio essere Cooperatrice, confluisce all’interno del Movimento?

La mia priorità è sempre stato il mondo giovanile. E mi colpiscono le storie dei ragazzi che vivono enormi disagi all’interno della famiglia. Lamentano non ascolto, non attenzione, non presenza. Oppure lamentano eccessiva presenza, soffocamento, nessuna possibilità di crescita, di un raggiungimento sereno ed equilibrato di autonomia e indipendenza.

Ho cominciato a pensare: perché non aiutare i giovani, aiutando i loro genitori?

E così ho cominciato a maturare la decisione di impegnarmi in percorsi formativi per genitori, sia all’interno della scuola dove insegno che all’interno del Movimento.

Iniziato nel mese di novembre, il corso sulla genitorialità vede la collaborazione di due coppie del Movimento e di alcuni membri dell’Ufficio della Pastorale Familiare di Catania. Ho pensato infatti che era giusto informare e coinvolgere il sacerdote che si occupa della Pastorale Familiare, per due motivi: sia per far sapere in Diocesi cosa fa Il Movimento in termini di promozione di pastorale familiare, sia perché credo necessario promuovere nella Chiesa, pur nel rispetto della specificità del proprio carisma, uno spirito di collaborazione e di unità pastorale.

Devo dire che è stata un’idea vincente perché mi hanno chiesto di collaborare all’interno di un progetto diocesano di pastorale familiare, fortemente voluta dal Vescovo. L’intento è quello di creare un centro di pastorale integrata all’interno del quale la pastorale familiare si propone con un centro di ascolto di aiuto e sostegno alle famiglie.

Intanto gli incontri formativi per genitori procedono con una discreta partecipazione; mi colpisce constatare quanto i genitori hanno bisogno di essere sostenuti in un ruolo che diventa sempre più difficile. Si sente la necessità di uno spazio in cui confrontarsi e formarsi, per imparare l’arte delicata di essere mamma e papà.

Concludo con queste bellissime parole di Danilo Dolci perché ci consegnano il segreto di una buona azione educativa:

“C’è chi insegna

guidando gli altri come cavalli

passo per passo:

forse c’è chi si sente soddisfatto

così guidato.

C’è chi insegna lodando

quanto trova di buono e divertendo:

c’è pure chi si sente soddisfatto

essendo incoraggiato.

C’è pure chi educa, senza nascondere

l’assurdo ch’è nel mondo, aperto ad ogni

sviluppo ma cercando

d’essere franco all’altro come a sé,

sognando gli altri come ora non sono:

ciascuno cresce solo se sognato.”

Danilo Dolci

Ciascuno cresce solo se sognato: che noi Cooperatrici possiamo “sognare” pienezza di vita, santità! E che possiamo insegnarlo anche ad altri genitori, perché la famiglia sia luogo in cui i nostri figli crescano liberi e felici.

Sonia Chiavaroli