Sollecitata ieri sera a scrivere un articolo e invitata dall’ultima esortazione di Papa Francesco su San Giuseppe (Patris Corde) che invita a leggere un romanzo bellissimo di Jan Dobraczynski su di lui, (L’ombra del padre) letto agli albori della mia vocazione, stamane ho aperto il mio computer al bar e tra un caffè d’asporto e l’altro (perché siamo in rigorosa zona rossa) ho iniziato a scrivere. Vorrei precisare che non sono una fan di santi particolari per questo ho scelto di appartenere alla famiglia Pro Sanctitate perché più che di un santo si parla e si cerca di vivere la santità. Ma sarà perché il villaggio dove vivo ha come Santo protettore Giuseppe, sarà perché in momenti particolari della mia vita lui c’è stato sempre silenzioso e operante, non posso non narrare di quest’uomo. E anche adesso, nello scrivere, non vi nascondo che un fremito mi attraversa e la commozione arriva agli occhi… sì, come quando si parla del papà, soprattutto quando non lo si ha più accanto. Giuseppe ancora oggi ha tanto da dire e da insegnare anche in questo momento particolare, infatti sono stata troppo felice della scelta del Papa di affidare questo nuovo anno alla sua protezione. Abbiamo bisogno di persone che operano senza sprecare parole, che pagano di persona, che consegnano i loro sogni per vedere realizzare cose più grandi e inaspettate, di gente che confida e si affida, ma non in modo passivo, ma collaboratori e costruttori di strade nuove, di percorsi inesplorati. Si, ci vogliono uomini e donne che come Giuseppe, riflettano, si interrogano, si spaventano pure davanti a progetti più grandi di loro, ma che poi scrutano in profondità le motivazioni e il Bene maggiore e compiono il loro dovere.

Non vi nascondo che ogni volta che si parla di Giuseppe o ascolto qualche meditazione su di lui, ma anche rileggendo qualche pagina del suddetto libro “mi innamoro di lui” … e so con certezza che il Figlio adottivo e Maria non sono gelosi.

Ci si innamora di lui, perché rispecchia fedelmente l’uomo sapiente, giusto, pienamente umano che fatica con dubbi e verità, che agisce senza aver paura di lasciare le sue certezze e convinzioni… Quanti di noi avrebbero rischiato la perdita della reputazione, della certezza del lavoro, della propria cittadinanza, e continuare a lavorare e fare con passione quella che era la sua vocazione, il suo dono, il suo essere? Quanti di noi, dei nostri governanti, delle nostre guide avremmo da imparare. Grazie Giuseppe perché sei rimasto pienamente uomo, ma collaboratore di un’impresa più grande di te. Lavoratore infaticabile e serio, sposo attento, rispettoso, fedele e innamorato. Uomo forte e tenero, ma soprattutto uomo di fede limpida e ragionata, che ha scrutato, contemplato, pregato e realizzato quella sacra pagina della Scrittura che parlava di te. E se solo anche noi fossimo così capaci di accostarci alla Parola come hai fatto tu, realizzeremmo altrettante pagine di Vangelo. Grazie ancora Giuseppe e grazie anche a papa Francesco che in quest’anno particolare per tutto il mondo, che spera presto di uscire da questa subdola situazione, ti ha proposto a modello.  Grazie perché mi suggerisci il modo di stare sul posto di lavoro, tutto fatto per Dio, mi insegni a stare con fede ferma davanti alle cose che non comprendo, mi indichi il modo di accostarmi alle persone, mi insegni a custodire Gesù come hai fatto tu … Bene prezioso per cui vivere e morire.

Ti voglio bene Giuseppe.

Daniela Granata