Il titolo di questa condivisione è familiare a molti: il “segno della Pace” è l’atto che precede, all’interno della Celebrazione Eucaristica, l’incontro con Colui che porta la Pace nel cuore e nel mondo. A questo segno stiamo rinunciando da quando, in sicurezza, siamo tornati a partecipare alla S. Messa. Quante volte, per sbaglio, il celebrante ha accennato. “scambiatevi…”. Tutte le volte sono stata colta da un sussulto al cuore accompagnato da una domanda: “allora possiamo tornare a guardarci e ad avere un contatto che è augurio di pace?”. La realtà mi ha riportato coi piedi per terra, ma, col tempo, si è accresciuto in me il desiderio del “contatto” … non solo e non tanto per il mio temperamento che mi fa esprimere attraverso una vicinanza fisica, fatta di abbracci, di strette di mano, di pacche sulla spalla, ma soprattutto come bisogno di recupero di una fraternità che è antidoto all’individualismo. Il segno della pace dice: io sono qui, davanti a Te, con Te, Signore, in comunione con la Chiesa del Cielo e della terra, in mezzo e in cammino con i miei fratelli, con gli amici, i cari, ma soprattutto con coloro con cui si è fratturata la relazione e c’è bisogno di una ripresa sincera, carica di fiducia e di perdono. Il segno della Pace mi ricorda di essere al mondo e di essere parte di una umanità che vive, spera, ama esattamente come vivo, amo e spero io. Mi impone di uscire dall’isolamento, di rinunciare alla comodità di pensare solo a me stessa e mi insegna che l’amore di Dio passa sempre attraverso “segni” quotidiani di pace.
Oggi, che al segno della Pace devo rinunciare posso però chiedere al Signore di rinnovare in me una creatività che si esprime attraverso altri “segni”. La mascherina copre il sorriso, ma non può nascondere la luce degli occhi! E, soprattutto fuori dalla Messa, posso “andare” e viverla attraverso uno sguardo più attento e luminoso che dona la Pace che il Signore porta ogni giorno nella mia vita.
La ripresa del servizio al Centro Oreb, dove in questi anni abito, mi mette nelle condizioni di esercitare sempre di più questa condivisione della Vita, questa comunicazione della Luce, nei confronti delle tante (grazie a Dio) persone che sono tornate a frequentare la nostra casa.
Dagli ospiti che soggiornano per una notte a quelli che permangono per più giorni e che incontro in vari momenti della giornata. In particolare alla fine di luglio abbiamo ospitato circa 25 persone che si sono fermate per vivere un’esperienza spirituale. Dall’accoglienza alla reception al servizio a tavola, passando per le piccole varie richieste, nel mio sì che costa fatica – soprattutto con questo caldo asfissiante – ho trovato la realizzazione del Vangelo: se dai con gioia trovi gioia; dietro ogni sconosciuto che ti chiede c’è Gesù!
Aprire gli occhi al mattino, ricevere il dono della Pace nell’Eucaristia, guardare negli occhi chi mi passa accanto, non infastidendomi, interessandomi, donandomi, mi sembrano essere il movimento dello Spirito del Padre e del Figlio che abita in me, mi benedice e mette in circolo la Pace nei giorni e nei luoghi della vita quotidiana. Spero di saper fare tesoro di questa consapevolezza e di non rinunciare a guardare non tanto chi occupa gli altri posti accanto a me durante la Messa, ma chi mi vive o mi passa accanto ad ogni ora della vita.
Forse dietro la scia di morte, di dolore e di paura del Covid, si nascondono tante occasioni e opportunità per rallentare la corsa e camminare a passo d’uomo. Lo auguro a me stessa e lo chiedo per la porzione di umanità che vive i tempi difficili della Pandemia. Le incognite, l’incertezza per il futuro, la precarietà a cui tutta questa situazione ci ha costretti, non devono rubarci la Pace! Non so perché, ma io continuo a credere che più che di verità, abbiamo veramente bisogno di più amore e pace.
Rosanna Gagliano