Il 26/03/2022 si è tenuto a Palermo, presso l’Istituto Ranchibile dei Salesiani, un Convegno dal tema: Medicina e Umanizzazione. L’idea è nata dal Movimento Pro Sanctitate, che da diversi anni nella sua operatività apostolica nel capoluogo siciliano esprime, attraverso iniziative promosse negli ambienti, una particolare attenzione alla formazione integrale della persona, alla formazione delle coscienze, favorendo in essi la cura di relazioni più umane e la promozione del bene comune.

L’invito è stato raccolto da alcuni medici che desiderano portare più umanità nella professione medica, che oggi si sta svilendo a causa della burocrazia e del peso dato più al numero dei pazienti trattati che alla qualità della relazione di cura, che necessiterebbe di maggiore ascolto, attenzione, tempo da dedicare a ciascun paziente.

Il Convegno era rivolto a medici, infermieri, a quanti operano nell’ambito della Medicina e della cura e anche a tutti coloro che volevano approfondire il tema in questione. Ad esso, infatti, hanno partecipato anche membri di alcune aggregazioni laicali (Associazione Medici Cattolici, Pastorale della Salute, l’Associazione SPYA che si occupa delle Immunodeficienze primarie).

Scopo del Convegno non era soltanto un aggiornamento scientifico, ma soprattutto un approfondimento, un’esperienza, raccogliere la sfida perché “Umanizzazione” non sia semplicemente una parola da accostare a “Medicina”, ma una modalità che si rende concreta nelle scelte e nelle azioni di ogni giorno. Una proposta per avvicinare il medico al cuore ed alla mente del paziente, non solo al trattamento della sua patologia medica, ma anche per dare spazio all’ ascolto di esperienze personali del medico sul campo e coinvolgere i partecipanti attraverso domande ed interventi che hanno stimolato il dialogo e lo scambio.

Il Convegno è stato articolato in due momenti: una fase nella quale sono state presentate 3 relazioni ed un secondo momento che ha previsto delle testimonianze e la possibilità di interagire con i Relatori.

I lavori sono stati aperti dal Presidente del Comitato scientifico che ha ringraziato l’Assemblea dei partecipati, il Comune per il Patrocinio gratuito e l’Ordine dei Medici di Palermo che insieme al patrocinio ha dato anche la possibilità di usufruire dei crediti ECM.

Il Prof. Mangano, docente di Medicina all’Università di Padova, ha aperto i lavori con la Relazione dal titolo “Essere medico: ieri, oggi e domani” percorrendola propria esperienza professionale. Ha indicato i pilastri del ‘tempio’ “Essere medico” nella “cultura” adeguata e sempre aggiornata, che inizia nelle aule universitarie, nell’ “arte” oculata e frutto di esperienza, nell’ “umanità” intesa come servizio e partecipazione alla sofferenza, sempre proiettata al carisma dell’amore, e nella “socialità” intesa come accoglienza, responsabilità e integrazione nella gestione della salute che è patrimonio del bene comune.

La seconda relazione è stata presentata dalla Prof.ssa Caretta, Specialista in geriatria all’ Università Cattolica Gemelli di Roma, che ha introdotto al tema molto importante della comunicazione con il paziente.

E infine la Prof.ssa Scardicchio, docente di Pedagogia D.ET.O. Medicina Università di Bari ha presentato l’ultima relazione dal titolo: “La cura dello sguardo di chi cura”, nella quale ha affrontato il tema dello sguardo umano che deve avere il medico che avvicina il paziente, sguardo che deve anche saper guardare dentro se stesso per potere essere autentico….  

La seconda parte del Convegno è stata dedicata alle testimonianze, all’ascolto di alcune persone che hanno raccontato la loro esperienza. La prima è stata di una paziente: nell’ affrontare e vivere la sua malattia, ha raccontato di aver vissuto momenti in cui non si è sentita supportata dalla presenza di medici… ma anche occasioni nelle quali si è sentita rassicurata dalla relazione con il personale medico, da cui ha ricevuto umanità, facendo l’esperienza di non essere “un soggetto da associare ad un protocollo di cura, ma una Persona non coincidente con la sua malattia”.

Anche un’infermiera ha presentato le sue difficoltà iniziali ad assistere pazienti dolorosamente provati, la sua ricerca di “costruire un rapporto empatico con ciascun paziente, di riuscire a leggerne negli occhi i sentimenti… la paura di non dare più significato alla propria vita e non poter essere più un riferimento per la propria famiglia…”. Questo esercizio ha modificato il suo modo di accostarsi alla vita, l’ha portata ad una comprensione più profonda sul senso e sulla necessità di non sprecarla, di viverla più intensamente possibile, godendo appieno degli affetti.

Il Convegno si è concluso con il desiderio e la convinzione che bisogna cambiare lo sguardo, il modo di lavorare, di ascoltare il paziente… anche il suo silenzio; guardare il paziente e guardare a noi stessi, mettendo al centro la Persona e non più la sua malattia. Ma questo è anche un dono che il paziente fa a noi, impegnati nella professione medica, rendendoci più Umani.

Maria Elisa Vitale