Fin da quando ero bambina l’estate è sempre stata la mia stagione preferita: il sole sempre, le stanze luminose, i giardini rischiarati da una luce bella, calda e forte che abbraccia la quotidianità e il lavoro, lo studio e gli impegni profumano di vacanza, di vuoto di frenesia…
Estate quindi del tempo rallentato, estate tempo in cui il mio corpo rifiuta i ritmi incalzanti dell’inverno e mi obbliga ad ascoltarlo, a sentire i pensieri che fluiscono dalla mente scendendo fino al cuore, energia del mio passeggiare tra le strade del mondo affamata di contemplazione.
Allora capisco che il mio spirito è assetato di tempo, di lentezza, di estate: ne ho bisogno!
Ho bisogno dell’estate e dei suoi colori, del giallo del sole che abbraccia, del blu del mare che ondeggia, del suo suono che culla la mia preghiera.
Ho bisogno del friccicorio frizzante dell’alba, ricca di promesse, di speranze, ricca di domande e di “ce la faremo!”

Ho bisogno del tempo lento del tramonto, cantastorie che s’appoggia su tutta la terra, che penetra ogni spazio dentro e fuori di me, per benedire la vita.

Ho bisogno di famiglia, di abbracci amichevoli da gustare come un gelato a limone a mezzogiorno, fresca tenerezza da dare e ricevere.
Ho bisogno di un libro che accompagni il mio tempo lento e lo riempia di lacrime e sorrisi; ho bisogno di scrivere pagine e pagine di parole per fissare nel mio cuore l’esperienza di me, del mio limite, e l’esperienza del più Grande che mi abita, mi ama, si fida, mi contempla.
Come quel fiore cerco in tutto questo il volto del mio Dio, che mi ha folgorato, che non ha stagione, presente tra le nuvole e sotto la pioggia, perché è, appunto, il mio sole che – mi piace pensare – in estate brilla per me o, meglio, forse sono io che mi scopro girasole!
Eh sì! Per me l’estate è sempre stato il tempo della contemplazione dentro e fuori di me!

Stefania Castelli